Comune di Porto Azzurro

INFORMAZIONI STORICHE E CULTURALI

La cittadina di Porto Longone nacque nel 1603, quando gli architetti del re di Spagna Filippo I11 diedero il via ai lavori di costruzione della grande fortezza di S. Giacomo di Porto Longone. Insieme alla batteria di forte Focardo sul lato opposto del golfo della Mola, la fortezza aveva lo scopo di proteggere e rifornire la flotta spagnola. Progettata da don Garcia de Toledo, la struttura è composta da cinque corpi che si uniscono a creare una pianta a forma di stella. la migliore per garantire campo di tiro alle artiglierie. Forte S. Giacomo era una vera e propria cittadella autosufficiente: al suo interno erano state costruite caserme, residenze per gli ufficiali, magazzini, una santabarbara e un forno per le necessità della guarnigione. Furono i granduchi di Toscana, quando divennero signori di Porto Longone, a decidere di trasformare l'enorme struttura militare in un carcere, funzione che il forte ha conservato fino a oggi. Ai piedi della sua fortezza, la cittadina sulle rive del golfo di Mola ha cambiato nome nel 1947 in Porto Azzurro (m 2, ab. 3380), ed è oggi una delle località turistiche più frequentate dell'Elba. Al centro del paese si trova il porto, con ormeggi per barche da pesca e da diporto e I'attracco dei traghetti da Piombino (v. pag. 23). Vi affaccia piazza Matteotti, un tempo area di carico portuale e piazza d'armi, oggi centro di vita cittadina con bar e ristoranti. Di origine spagnola è anche l'oratorio del Sacro Cuore di Maria (1727), barocco, che conserva il monumento funebre del governatore Diego d'Alarcon. Lasciando il centro della cittadina verso Rio si raggiunge la località Pianetto, dov'è stato realizzato il museo della Piccola Miniera. I visitatori possono viaggiare su un trenino minerario lungo una galleria ricostruita che illustra le tecniche dell'estrazione mineraria, per poi visitare un museo mineralogico. Il Museo Agricolo Sapere, in località Mola, è un'esposizione di attrezzi agricoli e di oggetti della vita quotidiana nelle campagne elbane di qualche decennio fa.

.

.

.

.

.

.